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Dal Vate al Saltimbanco (Firenze, 15 settembre-16 ottobre 2008)

Firenze

Archivio di Stato

15 settembre

16 ottobre 2008

 

Centro di Studi «Aldo Palazzeschi», Università degli Studi di Firenze

in collaborazione con

Archivio di Stato di Firenze

Fondazione Primo Conti

Gabinetto Scientifico Letterario «G.P. Vieusseux»

Fondazione

Monte dei Paschi

di Siena

 

La Mostra intende documentare i molteplici aspetti della civiltà letteraria a Firenze, nel periodo che corre tra la fine dell'Ottocento e la Grande Guerra. Il persorso espositivo si articola in quattro parti:

I. I pedanti e i geniali: la prima parte è dedicata all'area accademica dell'Istituto di Studi Superiori, che si segnala in Italia e all'estero per la presenza di grandi maestri nel campo della ricerca filologica, storica e letteraria, sì da richiamare giovani allievi da ogni parte della Penisola;

II. Il Vate: la seconda parte è dedicata alla presenza di D'Annunzio, il Vate (residente alla Capponcina di Settignano dal 1898 al 1910), e agli aspetti del dannunzianesimo che da Firenze s'irradia in questo periodo all'intera cultura europea;

III. Frammenti di autocoscienza: la terza parte è dedicata ai poeti nuovi delle riviste d'avanguardia, specie «La Voce» e «Lacerba», ovvero ai grandi protagonisti del Novecento: Saba, Rebora, Campana, Sbarbaro, Cardarelli, Jahier, Ungaretti;

IV. Il Saltimbanco: la quarta parte è dedicata a Palazzeschi, il poeta-saltimbanco, e a quanti praticano una scrittura ironica, giocosa, parodistica, irridente.

Ne esce un quadro movimentato e conflittuale, nel quale almeno quattro diverse nozioni di poesia acquistano risalto e si fronteggiano: la poesia, per i professori dell'Istituto, come memoria, come nobile culto umanistico e amore per la classicità, come severa dedizione all'ethos dei grandi auctores del passato; la poesia, per D'Annunzio, come estetizzante ed estenuata celebrazione della bellezza; la poesia, in ambiente vociano, come icastico frammento espressionistico, inquieta autobiografia, tormentata interrogazione di sé; la poesia, intorno a «Lacerba», come gioco funambolico, frizzo e lazzo da clown, da trapezista spericolato.

Il Professore, il Vate, l'Uomo Comune (l'autodefinizione è del vociano Jahier), il Saltimbanco. La città ospite è la medesima, ma volta a volta mette in luce forme e immagini diverse. Rivela aspetti nuovi. Anche lo spazio pare sottostare a un imprevedibile processo di metamorfosi. Dall'attrito di queste forze in campo, matura un modo nuovo di praticare la scrittura in versi: si assiste al ribaltamento del sublime, all'antisublime come cifra distintiva della modernità.

 

Scarica depliant locandina.

Ultimo aggiornamento

04.02.2021

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