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Nuove pubblicazioni per Mondadori: "Sorelle Materassi", "Il codice di Perelà", "Poesie 1904-1914".

Nuove pubblicazioni per Mondadori:

Il 2024 è stato un anno prolifico dal punto di vista delle pubblicazioni di opere palazzeschiane. La casa editrice Mondadori infatti, ha deciso di riproporre, nell'arco di alcuni anni e con edizioni nuove e aggiornate, alcune delle opere di Aldo Palazzeschi più note, così come raccolte poetiche o di racconti caratterizzate anche da alcuni tratti inediti, come nel caso dei due tomi "Le novelle" per la collana "Edizioni scientifiche palazzeschiane", a cura di Gino Tellini.

Due i romanzi riproposti da Mondadori: "Sorelle Materassi" a cura di Francesca Castellano e "Il Codice di Perelà", a cura di Giulia Tellini. La terza pubblicazione invece, è la raccolta "Poesie. 1904-1914", a cura di Simone Magherini (già curatore di "Roma", pubblicato nel novembre del 2023.)

Di seguito la descrizione dei volumi e le immagini di copertina.

Sorelle Materassi 

Nei pressi di Santa Maria a Coverciano, appena fuori Firenze, vivono le sorelle Carolina e Teresa Materassi, monacalmente dedite al loro lavoro di ricamatrici. Un'esistenza quieta e operosa priva di aspirazioni, di gioia e di ogni guizzo di femminilità, che viene però sconvolta dall'improvviso arrivo del nipote Remo. Con la sua «serenità perturbatrice», il bellissimo adolescente risveglia nelle due zitelle di mezza età gli affetti e il desiderio di bellezza e gioventù. Cinico ed egoista, il ragazzo finirà per scialacquare il gruzzolo che le zie hanno accumulato sudando su sete e merletti, per poi abbandonarle in miseria e solitudine. Pubblicato con grande successo nel 1934, e poi lungamente rielaborato fino all'edizione definitiva del 1960 che qui si presenta, "Sorelle Materassi" è il capolavoro della maturità di Palazzeschi: una finissima narrazione agrodolce sospesa fra comicità e tragedia, fra riso e malinconia, nel segno di una rievocazione commossa della Firenze ottocentesca, sotto cui si cela anche un ritratto grottesco dell'Italia del Ventennio.

 

Il codice di Perelà

A trentatré anni un uomo di fumo esce dal camino in cui è nato, si incammina per il mondo e si ritrova - suo malgrado - esaltato e ammirato come un essere eccezionale, privo di peso, purificato grazie al fuoco da ogni interesse ed egoismo. «Vittima designata» dell'ammirazione generale, Perelà viene addirittura incaricato di redigere un nuovo Codice, che risolva tutti i problemi lasciati insoluti dalle leggi vigenti, «decrepite e grinzose». Il Codice di Perelà , che il suo autore giudicava «la mia favola più aerea, il punto più elevato della mia fantasia», è uno straordinario «antiromanzo» futurista, un'opera estrema ed eccentrica, in equilibrio tra libera creazione e allegoria, tra favola e realtà. Lo si propone qui nella versione definitiva del 1958.

 

Poesie. 1904-1914

Nel puntiglioso e complesso lavoro di ripresa e allestimento della propria opera, il capitolo delle poesie giovanili di Aldo Palazzeschi conosce alcune tappe essenziali: la più importante e definitiva è quella del 1958, quando appare l'edizione che rappresenta il frutto maturo e compiuto di una sistematica riorganizzazione di tutta la prima, decisiva fase della sua opera, sotto la «lente» ironica del «saltimbanco». Simone Magherini, nella Post- fazione, ce ne racconta con precisione l'intera vicenda. Palazzeschi aveva pubblicato, nella giovinezza, alcune raccolte che già, e in modi diversi, ne avevano espresso la ricca e quanto mai singolare e vivace personalità, e dunque I cavalli bianchi (1905), Lanterna (1907), Poemi (1909), aderendo poi al futurismo, come attestato da L'Incendiario (1910 e 1913), e dedicandosi anche alla narrativa con Il Codice di Perelà (1911). Nel riprendere e riorganizzare i propri versi, il poeta in varie fasi introduce nuovi testi e apporta correzioni, pur senza alterare in modo sensibile la fisionomia e la natura della sua opera giovanile, nella quale, come sottolinea Magherini, una componente «incendiaria» (futurista) vive accanto a una «sentimentale» (crepuscolare). E si tratta di una giovinezza letteraria che ha assunto un importante valore storico, come lo stesso autore ebbe modo di dichiarare: «La mia giovinezza era già finita, quando venne la guerra del '15. Sono stato veramente giovane dal 1904, dal tempo delle mie prime poesie, fino al 1914. Una giovinezza piena, ardente, matura. Non ebbi giovinezza prima del 1904, non l'ho più avuta dopo». Una giovinezza di sbrigliata avanguardia, di personale sperimentazione, secondo una linea che Edoardo Sanguineti colloca «tra liberty e crepuscolarismo», in netta, esplicita contrapposizione rispetto al linguaggio e agli accenti della tradizione lirica, con l'abbassamento dei toni e dei registri linguistici, con l'uso dell'ironia e del grottesco e, in rapporto al futurismo, assumendone solo in parte i dettami; in sintesi, come ha scritto Pier Vincenzo Mengaldo, realizzando in modo inconfondibile e ancora oggi, per noi, coinvolgente «un'integrale teatralizzazione» del discorso lirico.

 

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20 Gennaio 2025

 

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